a cura di Lorenzo Gennari
Il nuoto è conosciuto sin dai tempi preistorici. Disegni risalenti all’Età della Pietra (8.000 anni fa) sono stati trovati nella “Caverna dei Nuotatori“, nei pressi di Wadi Sora (o Sura) nell’Egitto sud-occidentale (Lat. 23°30′ – Long. 25°15′).
Nel libro di Michael Ondaatje “il paziente inglese“, da cui poi è stato tratto l’omonimo film diretto da Anthony Minghella che nel 1996 ha vinto nove premi Oscar, si raccontano, tra le altre cose, i particolari di questa grande scoperta: il Paziente Inglese, al secolo Ladislaus von Almasy, era passato lungo questa falesia nel deserto egiziano e, in una grotta, aveva casualmente trovato meravigliosi graffiti preistorici: uomini dalle forme sinuose che sembravano nuotare sulle pareti. In pratica aveva scoperto quella meraviglia rupestre che poi verrà chiamata dagli archeologi la “Caverna dei Nuotatori”.
In una spedizione recente, effettuata nel 2002 dal torinese Massimo Foggini, è stata scoperta una seconda caverna dalle caratteristiche simili a quelle di Wadi Sura, dove si vedono ancora figure umane che nuotano*. Purtroppo, il poco interesse dimostrato dal governo egiziano nei confronti di queste zone, definite tra le più desolate della terra, le lascia in esclusiva ai pochi viaggiatori amanti del deserto. Ciò ha portato negli anni al degrado dei dipinti, come già si è verificato nella Grotta dei Nuotatori dove pezzi di roccia si sono staccati dalle pareti perdendo importanti porzioni decorate.
La capacità di nuotare o comunque di tenersi a galla è stata probabilmente una qualità sviluppata dagli antichi cacciatori, successivamente è stata il mezzo per spostare eserciti e armate anche di grandi dimensioni. In un primo tempo i soldati attraversarono fiumi e corsi d’acqua rimanendo sulle loro cavalcature, ma in seguito lo fecero nuotando essi stessi. Un papiro egizio risalente al 3000 a.C. contiene i primi geroglifici con accenni al nuoto in forma ideografica. Inoltre in alcuni bassorilievi più recenti si possono vedere nuotatori disposti orizzontalmente con un braccio avanti e l’altro indietro, il che signifca che già in quell’epoca l’uomo avanzava in acqua con movimenti alternati. Qualche forma di nuoto era praticata anche dai Greci, dai nativi delle isole dei Mari del Sud, dagli Indiani d’America e dai Cafri del Sud Africa. Una delle più antiche testimonianze che non lascia dubbi sulla capacità natatorie dell’uomo è sicuramente il bassorilievo di Ninive (880 a.C.), proveniente da un palazzo assiro e conservato al British Museum di Londra: vi sono raffigurati tre guerrieri in fuga attraverso un braccio d’acqua. Due si aiutano a stare a galla con otri che gonfiano con la bocca, mentre il terzo pratica un nuoto simile al moderno crawl.
Un’attendibile ipotesi sostiene che in Grecia, durante le feste istmiche, si svolgessero, all’interno delle prove acquatiche, anche delle gare di nuoto vere e proprie. E’ assodato invece che presso gli antichi Romani il nuoto occupasse un posto importante nei programmi di educazione dei giovani e nell’addestramento militare.
In epoca medioevale, anche se la pratica del nuoto regredì nettamente (si pensava che l’acqua potesse essere un veicolo per le epidemie), si ha notizia di gare disputate a Venezia nel 1315. Altre testimonianze scritte comprendono il Gilgamesh, l’Iliade, l’Odissea, la Bibbia (Ezechiele 47:5 – “un fiume che non poteva attraversare, perché le acque erano cresciute, erano acque nelle quali bisognava nuotare”, Atti degli Apostoli 27:42 – “Or il parere de’ soldati era d’uccidere i prigionieri, perché nessuno fuggisse a nuoto”, Isaia 25:11 – “Di mezzo al letamaio egli stenderà le mani come le stende il nuotatore per nuotare”), Beowulf e altre saghe.
Nel 1538 Nicolas Wynmann, un professore di lingue tedesco, scrisse il primo libro sul nuoto: “Colymbetes, sive de arte natandi, dialogus et festivus et iucundus lectu“. Sono invece leggermente posteriori: “L’arte del nuoto”, del francese Monfieur Thèvenot (1696); “Il piccolo libro di autoinsegnamento dell’arte del nuoto”, del tedesco Guttes Muths (1797); “L’uomo galleggiante”, dell’italiano Oronzio De Bernardi (1794).
Anche se già nel 1603 nasceva in Giappone il primo organismo per regolamentare il nuoto in forma sportiva ed educativa, fu solo verso la fine del 1700 che lo sport del nuoto si affermò come tale, con la creazione in Germania del primi stabilimenti balneari e dei primi club di nuoto. Nel XIX secolo invece, la spinta viene soprattutto dalla Gran Bretagna, dove erano sorte numerose società, cosicché fu proprio a Londra che, nel 1837, si disputarono le prime gare degne di questo nome (principalmente a dorso). In realtà, le prime gare di nuoto e tuffi codificate da un regolamento specifico, di cui si abbia notizia certa, risalgono al 1833, ma mancavano ancora imposizioni definite sugli stili.
Pochi anni dopo, precisamente nel 1846, fu organizzato il primo campionato mondiale di nuoto in Australia. Il crawl venne introdotto nel 1873 da John Arthur Trudgen, che lo copiò dallo stile degli amerindi.
Il nuoto così come lo intendiamo oggi nasce insieme alla prima edizione dei Giochi Olimpici dell’era moderna (alla quale però il nuoto italiano è assente), quella voluta nel 1896 da Pierre de Coubertin ad Atene. Si è indotti a trovare questa data come inizio della storia del nuoto a partire dalle considerazioni sulle prime timide iniziative associazionistiche da parte di alcune realtà romane. Infatti, prima di quella data si parlava di nuoto e lo si praticava solo nell’ambito delle società sportive di ginnastica, che avevano al loro interno sezioni di altri sport: dal podismo al tiro, dalla scherma al nuoto fino alle fanfare.
La prima società esclusivamente natatoria è la Romana Nuoto, fondata da Romano Guerra il 29 giugno 1889 (sarà poi la squadra di Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer). Le fa seguito, nel 1891, la Rari Nantes Roma, per iniziativa dello scultore trentino Achille Santoni che si ispirò per il nome ai versi dell’Eneide di Virgilio (Libro I, verso 118). Il verso per intero, recita: “apparent rari nantes in gurgite vasto”, che tradotto letteralmente significa “rari naufraghi nell’immenso mare”. È il quadro finale che Virgilio presenta dopo la descrizione del naufragio di Enea e dei suoi compagni. Il riferimento è ai “pochi superstiti” perchè in grado di nuotare, quindi “rari nantes” diventa sinonimo di “scelti nuotatori” piuttosto che “pochi”.
La prima piscina pubblica d’Italia è il “Bagno di Diana”, costruito a Milano nel 1842, che si fregiava di un nome femmineo pur avendone escluso rigorosamente la frequentazione alle donne per almeno 50 anni. Verso la fine del secolo, gli appassionati del nuoto sono però ancora dei pionieri, abbastanza fanatici, che non si arrestano davanti a nessuna difficoltà, entrando in acqua in ogni stagione, senza badare alla temperatura.
Il 14 agosto 1899, a Como, a seguito di numerose riunioni del collegio pionieri del nuoto e per volere di Achille Santoni, che rivestirà il ruolo di primo presidente, nasce la Federazione Italiana Rari Nantes (F.I.R.N.).
Il primo Statuto Federale verrà emanato il 23 maggio dell’anno successivo. Agli inizi degli anni venti, la F.I.R.N. subisce una nuova variazione. Per distinguersi dalle varie Rari Nantes che crescevano nel numero con grande rapidità, la Federazione modifica la propria ragione sociale per diventare un “Ente Morale”. Nel 1930, con la nomina a Presidente di Leandro Arpinati, dopo una sola settimana dall’insediamento, viene cambiata la dicitura della Federazione: non più Federazione Italiana Rari Nantes, bensì la più moderna e ancora attuale Federazione Italiana Nuoto. Nel 1908, venne fondata invece la Fédération Internationale de Natation Amateur (FINA).
*Altre foto delle caverne si possono vedere sul sito del giornalista e fotografo Aldo Pavan